Responsabilità sanitaria e danno: scenari attuali e possibili evoluzioni (de iure condendo)

Venerdì, 24 Novembre 2023 ore 8:30
Aula Magna – Sez. Dip. di Medicina Legale e delle Assicurazioni Università degli Studi di Milano, Via Luigi Mangiagalli 37

Partecipazione di:
Avv. Filippo Martini, Avv. Daniela Zorzit, Avv. Marco Rodolfi, Avv. Maurizio Hazan

Il convegno è organizzato dal Gruppo di Ricerca e Studi di Medicina e Diritto.

Gli “orologi liquidi” di Dalì come immagine evocativa, che apre a suggestioni metafisiche, a spazi onirici, e racchiude nella sua cifra enigmatica un invito alla riflessione: il tempo è fluido e variabile, non scorre nello stesso modo per tutti perché ciascuno ne ha una percezione diversa, in ragione delle emozioni, dei sentimenti, delle circostanze che accompagnano il vissuto: uno stesso istante può essere tanto breve quanto infinito, a seconda degli occhi che ne colgono le sfumature.

Vano è dunque il tentativo di misurarlo, di costringerlo entro la geometria di un quadrante.

Anche il danno non patrimoniale, nella sua dimensione biologica e, soprattutto, morale, è una realtà oggettivamente “imprendibile”. E’ solo attraverso una convenzione sociale (espressa dalle “Tabelle”, nell’attesa del legislatore) che si può attribuire un valore a ciò che, per natura, non è quantificabile.

Al Giudice si chiede di sciogliere e tradurre in numero la complessità di una vicenda umana, di una persona costretta a convivere con una lesione, e di coglierne l’essenza, “fotografandola” attraverso la lente del medico legale: ma questa rappresentazione spesso si rivela mutevole, cangiante, destinata com’è a proiettarsi e dilatarsi nel corso degli anni. E qui il tempo torna a governare la scena: perché, per un verso, segna il discrimen tra danno istantaneo e permanente (per il quale soltanto è ammissibile la liquidazione in forma di rendita) e, per l’altro, diviene punto di appoggio per la modulazione delrisarcimento, in funzione del periodo per il quale la vittima dovrà sopportare il proprio vulnus.

Ma dietro all’apparente semplicità di ogni calcolo matematico si nascondono questioni ancora irrisolte (che intersecano le traiettorie della “presumibile durata della vita”, del “rischio latente”, della morte sopravvenuta per cause indipendenti e non, della sofferenza soggettiva come tragica consapevolezza, che si acquisisce – forse e almeno in parte – nell’immediatezza del fatto). Temi ed aspetti critici che richiedono aggiustamenti, correttivi, revisioni e che, ogni volta, riconducono l’interprete – e gli operatori del diritto – al problema di partenza: l’oggettiva impossibilità di esprimere con il metro dell’algebra una “perdita” che misurabile non è.

Il risarcimento “giusto” appare allora, anch’esso, concetto liquido, che viene plasmato e ridefinito nel corso del tempo, attraverso l’incessante opera della giurisprudenza.