Legge Gelli-Bianco, un tesoro da valorizzare ma anche rifinire. Le riflessioni al convegno della Fondazione Italia in Salute

Impegnativa mattinata di lavoro, con l’intervento, tra gli altri, del ministro della Salute Orazio Schillaci, per fare il punto sui benefici apportati dalla Legge 24/2017 ma anche sugli ambiti in cui è ancora necessario intervenire. D’Ippolito (commissione colpa medica): “Cerchiamo il punto di equilibrio tra la serenità del medico e la tutela giuridica del paziente”. Hazan (Italia in Salute): “Vogliamo accompagnare questo cambiamento ambizioso”. Gelli: “Legge perfezionabile, ma confermati i valori cardine”. Il documento della Fondazione Italia in Salute.

14 DIC – La Legge Gelli-Bianco, n. 24 del 2017, è stata una novità straordinaria per il Ssn italiano. Una pietra miliare che ancora oggi raccoglie consensi ma che, a distanza di 6 anni dalla sua approvazione, richiede secondo molti di essere affinata per rispondere alle istanze e alle esigenze rimaste ancora irrisolte. A questi nodi sta lavorando la “Commissione per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica”, istituita con un decreto del ministro della Giustizia Carlo Nordio del 28 marzo scorso e insediata formalmente lo scorso 13 aprile. Ma il dibattito è vivo e vede protagonista anche la Fondazione Italia in Salute, che alla revisione delle Legge 24 ha dedicato stamani un evento, a Roma, animato dagli interventi del ministro della Salute, Orazio Schillaci; del padre della legge 24 e oggi direttore Sanità, welfare e coesione sociale della Regione Toscana, Federico Gelli; del presidente della Fondazione Italia in Salute, avvocato Maurizio Hazan; del magistrato e presidente della commissione ministeriale sulla colpa medica Adelchi D’Ippolito; del presidente della commissione Sanità del Senato, Francesco Zaffini; del vice procuratore generale presso la Corte dei Conti della Regione Lazio, Paolo Crea; del presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta;del vice presidente Fiaso Antonio D’Urso; del vice segretario Anaao Assomed, Flavio Civitelli.L’incontro è stata anche l’occasione per presentare un documento di riflessioni in materia realizzato da un apposito tavolo tecnico istituito presso la Fondazione.

La legge Gelli, per il ministro della Salute Orazio Schillaci, ha avuto “il grande merito di definire le coordinate per garantire una maggiore sicurezza delle cure ai pazienti, rafforzando il sistema di gestione e prevenzione del rischio sanitario, e al contempo offrire maggiore serenità a chi eroga le cure: medici e infermieri. Un impianto normativo che, a distanza di sei anni, conserva tutta la sua validità, ma richiede aggiustamenti che tengano conto della necessità di arginare il fenomeno della medicina difensiva e delle richieste che provengono dai nostri medici di depenalizzare la responsabilità sanitaria”, ha spiegato il ministro.

Adelchi D’Ippolito, presidente della commissione ministeriale sulla colpa medica Carlo Nordio, ha quindi illustrato finalità e direttrici del lavoro che coinvolge “giuristi di altissimo livello e medici di attissimo livello” e che dovrebbe produrre, entro la primavera, un documento da consegnare al ministro della Giustizia Carlo Nordio. “L’obiettivo – ha spiegato – è trovare il perfetto punto di equilibrio tra la serenità del medico e la piena tutela giuridica del paziente”. La Legge Gelli, ha aggiunto, “è stato un grande passo avanti, segnando una pietra miliare e fondamentale nel rapporto tra medico paziente, tra tutela del medico e tutela del paziente”.

D’Ippolito ha poi espresso la convinzione che “un medico sereno sia un patrimonio della collettività. Il primo ad avere interesse ad avere un medico sereno è, infatti, proprio il paziente. Non si tratta, dunque, di lavorare a norme a favore del medico, ma di norme che dando serenità al medico, tutelano la collettività”.

Per raggiungere questo obiettivo D’Ippolito ha spiegato che la commissione si sta muovendo lungo due strade: da una parte il diritto sostanziale e una rivisitazione di articolo 590-sexies del codice penale sulla responsabilità del medico per l’attività sanitaria, dall’altra il diritto processuale per individuare gli strumenti per ridurre i contenziosi, tenendo conto che “su cento denunce penali rivolte ai medici ogni anno -5% si conclude con una condanna. Questo significa che il 95% delle accuse sono infondate”, ha osservato il presidente della commissione ministeriale sulla colpa medica. Denunce infondate che però, ha sottolineato, “lasciano traccia, perché hanno inciso sulla vita del medico e inflitto una ferita che non sarà più rimarginabile”. La commissione starebbe peraltro considerando la possibilità di una responsabilità del denunciante nel caso in cui l’accusa si dimostri “clamorosamente infondata e accertata dal giudice”.

Tra i temi centrali anche la carenza di Linee Guida, “oggi ne abbiamo meno di 90 perché il percorso per produrle è molto complicato e lungo”. Le riflessioni della commissione dovranno inoltre tenere conto che “le linee guida invecchiano in fretta ed è anche per questo che molti medici non le usano”. Considerarle vincolanti, dunque “crea perplessità su cui stiamo ragionando”.

Tra i temi all’attenzione della commissione anche quello dei consulenti tecnici nel caso di contenzioso, su cui “la Legge Gelli ha già fatto importanti passi avanti ma riteniamo che questi consulenti non debbano essere solo specialisti della materia, ma debbano avere anche competenze professionali almeno pari a quelle del medico che andranno a valutare”.

Aspetti tutti di grande importanza, per il presidente della Fondazione Italia in Salute, Maurizio Hazan, secondo il quale il grande pregio della Legge Gelli è stato quello di avviare un percorso che dalla responsabilità sanitaria conduce alla sanità responsabile. “Ha fondato il principio sacro della prevenzione del rischio e della sicurezza delle cure toccando solo successivamente il tema della responsabilità come elemento di passaggio da una logica inquisitoria, cioè di responsabilità sanitaria, che costa e non produce salute, a una sanità responsabile, che fa risparmiare e produce salute”.

A distanza di 6 anni, “dopo la pandemia di Covid e in una situazione sanitaria che chiede di essere sostenuta e che non tollera costi dannosi in termini umani che economici”, anche per il presidente di Italia in Salute ha portata avanti una discussione su come dare risposta alle criticità ancora irrisolte dalla Legge 24. Presidiando, però, “quei valori e principi fondanti della legge che sentiamo ancora più forti”.

Tra le questioni su cui si è concentrata l’attenzione della Fondazione, Hazan cita “la norma sulla gestione del rischio clinico, su cui occorre applicare un modello robusto non necessariamente cambiando la legge ma applicandola”.

Per quanto concerne l’area assicurativa, il presidente di Italia in Salute ha evidenziato come ad oggi sia “un tassello mancante ma essenziale, perché è chiaro che laddove c’è un rischio deve esserci una copertura”. Per Hazan “occorre intervenire velocemente sul versante dell’assicurazione ma prima ancora sui fattori che rendono difficilmente assicurabile questo rischio”, dunque “sul costo della responsabilità, sul danno risarcibile” e sulle “tabelle del macrodanno”.

Francesco Zaffini,
presidente della commissione Sanità del Senato, ha garantito il proprio impegno per migliorare la normativa in materia evidenziano come “alla responsabilità medica non perfettamente regolata sono legati alcuni tra i più grandi mali della sanità italiana”. Tra questi, anche un problema legato alle risorse, evidenziando come il contenzioso e la medicina difensiva pesino così tanto sul Ssn in termini di costi: “Possiamo continuare a rifinanziare il Ssn, ma se non tappiamo i buchi dei serbatoi, quel finanziamento continuerà a perdersi nei rivoli. E quello della medicina difensiva è un buco molto grande”, ha detto Zaffini.

Il presidente della commissione Sanità di Palazzo Madama ha quindi espresso “grande fiducia” sul lavoro della commissione istituita dal ministro della Giustizia, che a suo parere “avrebbe dovuto coinvolgere due ministeri”. Per questo Zaffini ha chiesto alla commissione di rivolgere una “grande attenzione al livello sanitario”, che soffre anche di “problemi strutturali. Pensiamo alla carenza di professionisti e a come questo determini un burn out diffuso, perché si lavora troppo, si lavora male, gravati da regole e responsabilità”. Per Zaffini “chi cura le persone va tutelato e perseguito penalmente solo in caso di dolo”. Ma questa tutela del professionista, ha sottolineato il presidente della commissione Sanità del Senato, “non deve mai essere travisata da cittadino, che non deve sentirsi non tutelato di fronte al sistema. Per questo è essenziale recuperare la fiducia del cittadino”.

Grande soddisfazione per quanto emerso nel corso della giornata è stata espressa da Federico Gelli, che ha raccolto con soddisfazione le parole di apprezzamento che i relatori hanno avuto nei confronti della legge che porta il suo nome, pur riconoscendo egli stesso la necessità di perfezionare il testo. “Oggi abbiamo raccolto molti spunti dalle massime autorità istituzionali. La legge è perfettibile, possiamo migliorarla e inserire elementi innovativi e di attualità, ma sicuramente lo scheletro è da preservare per la tutela dei nostri professionisti e per la sicurezza dei nostri pazienti”. Il riferimento è “al valore della prevenzione del rischio, della deflazione del contenzioso, della possibile semplificazione delle procedure in ambito del tribunale soprattutto dal punto di vista civilistico, e poi la tutela, la sicurezza delle cure per i nostri pazienti e la disciplina della nuova responsabilità professionale”.

Gelli si è detto “molto preoccupato” del fatto che a 6 anni dall’approvazione della legge non siano ancora stati emanati i decreti attuativi, “perché l’efficacia di una norma si può validare in maniera definitiva solo quando i suoi decreti attuativi sono espressi”. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha annunciato che i decreti dovrebbero arrivare a breve: “Capiamo che sia stato un percorso lungo, ma sono elementi indispensabili”.

“Ci affidiamo al Governo – ha concluso Gelli – per sperare che la legge possa essere pienamente applicata ma allo stesso tempo migliorata, perché la prima missione di un legislatore è capire quando la propria norma deve essere revisionata, verificata e meglio adeguata all’attualità del momento”.

Articolo di Lucia Conti
Pubblicato su QuotidianoSanità